Dante a Bologna. Ediz. italiana e inglese

Ombroso, inquieto, ambivalente, incerto ancora oggi nelle date, il rapporto che Dante Alighieri (1265-1321) ebbe con Bologna è uno spettacolare palcoscenico di vincitori e vinti, di immagini e colori, pittura e scultura. Capitelli mostruosi, esseri stravolti nelle proporzioni e costretti nel loro ingrato compito di sostenere le prime colonne romaniche; la torre Garisenda che copre una nuvola di passaggio quasi spaventando l'osservatore come se potesse rovinarglisi addosso; i primi immensi miniatori, oggi quasi scomparsi, che fecero dello Studio bolognese una fucina di artisti, e poi la lingua, di cui l'artista si rivela profondissimo conoscitore al punto di scegliere nel bolognese di Strada Maggiore il miglior parlato d'Italia, confrontandolo a quello del borgo di San Felice. La Commedia cita i fiumi che circoscrivono Bologna, il Savena e il Reno, a Bologna nacque il poeta che Dante chiama padre, Guido Guinizelli, a Bologna lavorarono i primi commentatori dell'opera sua, Jacopo della Lana, Graziçlo Bambaglioli e Benvenuto da Imola.